La rivolta di Klaipėda ebbe luogo nel gennaio 1923 nella regione di Klaipėda (conosciuta in tedesco come territorio di Memel o Memelland). La regione, localizzata a nord del fiume Nemunas, andò separata dalla Prussia Orientale, appartenente all'Impero tedesco, dal trattato di Versailles e finì per esserle assegnato lo status di "mandato della Società delle Nazioni". Venne posta sotto l'amministrazione provvisoria francese fino a quando non si fosse trovata una soluzione permanente. La Lituania voleva annettere la regione (parte della Lituania minore) a causa della sua numerosa minoranza di lingua lituana di lituani prussiani e del porto principale di Klaipėda (Memel) - l'unico accesso praticabile al Mar Baltico per la Lituania. Poiché la Conferenza degli Ambasciatori era favorevole a lasciare la regione come città libera, simile alla Città Libera di Danzica, i lituani organizzarono ed inscenarono una rivolta.
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Presentata come una ribellione fomentata della popolazione locale, la sommossa incontrò poca resistenza sia dalla polizia tedesca che dalle truppe francesi. I rivoltosi stabilirono un'amministrazione filo-lituana, la quale chiese presto di unirsi formalmente a Kaunas facendo leva sul diritto all'autodeterminazione. La Società delle Nazioni accettò il fait accompli e la regione di Klaipėda venne trasferita come territorio autonomo alla Repubblica di Lituania il 17 febbraio 1923. Dopo lunghi negoziati, venne sottoscritto nel maggio del 1924 un accordo internazionale formale, che prese il nome di Convenzione di Klaipėda: l'atto riconosceva formalmente la sovranità della Lituania nella regione e delineava la sua ampia autonomia legislativa, giudiziaria, amministrativa e finanziaria. La regione rimase parte della Lituania fino al marzo 1939, quando passò alla Germania nazista dopo l'ultimatum tedesco presentato da Adolf Hitler all'esecutivo baltico.