Sequestro Gancia
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Il sequestro Gancia fu un sequestro di persona avvenuto in Italia nel 1975 durante gli anni di piombo. Un nucleo armato delle Brigate Rosse sequestrò il mattino del 4 giugno l'industriale Vittorio Vallarino Gancia, figlio del proprietario dell'omonima casa vinicola, al fine di ottenere un riscatto con cui finanziare l'attività dell'organizzazione terroristica per la lotta armata.
Sequestro di Vittorio Vallarino Gancia | |
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Il corpo di Margherita Cagol coperto da un telo bianco | |
Tipo | Sequestro di persona |
Data inizio | 4 giugno 1975 15:30 |
Data fine | 5 giugno 1975 11:30-40 |
Luogo | Arzello, fraz. di Melazzo |
Stato | Italia |
Obiettivo | sequestro di Vittorio Vallarino Gancia a scopo di estorsione |
Responsabili | Brigate Rosse |
Motivazione | autofinanziamento |
Conseguenze | |
Morti | Giovanni D'Alfonso, Margherita Cagol |
Feriti | Umberto Rocca, Rosario Cattafi |
Il sequestro si concluse il giorno successivo quando i rapitori incaricati della detenzione dell'ostaggio furono individuati da una pattuglia dei carabinieri che fece irruzione nella cascina Spiotta d'Arzello, vicino ad Acqui Terme, dove era tenuto nascosto Gancia. Lo scontro a fuoco con l'impiego di armi automatiche e bombe a mano causò la morte dell'appuntato dei carabinieri Giovanni D'Alfonso e della terrorista Margherita Cagol, capo del nucleo brigatista e moglie di Renato Curcio, oltre al grave ferimento di altri due carabinieri, tra cui il tenente Umberto Rocca che perse un braccio e un occhio; l'ostaggio venne liberato incolume.[1][2][3][4]
Il sanguinoso avvenimento, i cui dettagli non sono mai stati precisati completamente, ebbe profonde ripercussioni per la storia delle Brigate Rosse: esacerbò il risentimento e la violenza del gruppo terroristico e segnò il passaggio a una fase più cruenta della lotta armata.