Sette fratelli
romanzo scritto da Aleksis Kivi / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Sette fratelli (Seitsemän veljestä) è il primo ed unico romanzo dello scrittore finlandese Aleksis Kivi, considerato il padre della lingua nazionale.
Sette fratelli | |
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Titolo originale | Seitsemän veljestä |
Autore | Aleksis Kivi |
1ª ed. originale | 1870 |
Genere | romanzo |
Lingua originale | finlandese |
Pubblicato nel 1870, è stato tradotto da allora in oltre 30 lingue, per la prima volta in italiano nel 1940, ad opera di Corrado Malavasi[1].
Il romanzo segnò la fine di un'epoca dominata da scrittori di lingua svedese, in particolare da J. L. Runeberg e pose le basi per nuovi scrittori finlandesi come Minna Canth e Juhani Aho, che sono, insieme con Aleksis Kivi, i primi scrittori che rappresentarono nelle loro opere finlandesi comuni in modo realistico.
Il romanzo fu criticato aspramente dai circoli letterari dell'epoca di Kivi, perché presentava un'immagine non lusinghiere dei finlandesi. I protagonisti del romanzo, i sette fratelli del titolo, furono considerati delle rozze caricature degli ideali nazionalistici del tempo. Le critiche più aspre furono quelle dell'influente critico August Ahlqvist, che definì il libro "un'opera ridicola e una macchia sul nome della letteratura finlandese".[2]