Ted Bundy
serial killer statunitense (1946-1989) / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Theodore Robert Cowell, noto come Ted Bundy (Burlington, 24 novembre 1946 – Starke, 24 gennaio 1989), è stato un serial killer statunitense.
Theodore Bundy | |
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Ted Bundy nel 1978 | |
Altri nomi | Kenneth Misner Chris Hagen Richard Burton Ufficiale Roseland Rolf Miller |
Soprannomi | Lady Killer, Killer delle Studentesse |
Nascita | Burlington, 24 novembre 1946 |
Morte | Starke, 24 gennaio 1989 |
Vittime accertate | 30 |
Vittime sospettate | 36+ |
Periodo omicidi | si suppone fine anni '60, poi 1º febbraio 1974 - 9 febbraio 1978 |
Luoghi colpiti | Colorado, Florida, Idaho, Oregon, Utah, Washington, California |
Metodi uccisione | Pestaggio con oggetti, assalto con arma bianca, strangolamento; solitamente attirava a sé la vittima con degli stratagemmi |
Altri crimini | Atti di tortura e mutilazione, necrofilia e pedofilia, tentato omicidio, stupro, stalking, rapimento, sottrazione di minore, oltraggio a pubblico ufficiale, rapina aggravata, violazione di domicilio, evasione, occultamento e vilipendio di cadavere |
Arresto | 15 febbraio 1978; in precedenza evase due volte |
Provvedimenti | Condannato a morte dallo stato della Florida, per gli omicidi di Tallahassee, giustiziato tramite sedia elettrica |
Periodo detenzione | 15 febbraio 1978 - 24 gennaio 1989 |
Autore di almeno trenta omicidi di giovani donne tra il 1974 e il 1978, potrebbe avere colpito anche a partire dagli anni '60: ricordato dai media come un uomo affascinante, intelligente e garbato. Il suo modus operandi consisteva nell’attirare le vittime fingendo di essere disabile o in difficoltà oppure impersonando figure autoritarie per poi aggredirle e stuprarle in luoghi appartati. Talvolta ritornava sulla scena del crimine per avere rapporti sessuali con i cadaveri in decomposizione, almeno finché questi non fossero in una condizione tale da rendere questi atti impraticabili.
Nel 1975 venne inizialmente incarcerato nello stato dello Utah, dove si era unito alla chiesa mormone, per sequestro di persona con tentata aggressione e successivamente fu sospettato di diversi omicidi irrisolti in molti altri stati americani. Sfruttando la sua innata indole di manipolatore e le sue capacità affabulatorie riuscì a manipolare perfettamente i membri della chiesa mormone a tal punto che i suoi amici confratelli lo difesero costantemente contro ogni evidenza durante tutte le fasi del processo creando perfino gruppi di supporto e presenziando all'ingresso del tribunale con cartelli inneggianti a Bundy, contro i giudici e i suoi accusatori. Accusato di omicidio ed incarcerato in Colorado, riuscì a fuggire due volte per poi compiere altre aggressioni, tra cui tre omicidi, finché non fu nuovamente catturato nel 1978 in Florida, dove ricevette tre condanne a morte in due processi separati. Morì sulla sedia elettrica il 24 gennaio 1989 nella Raiford Prison.
La sua biografa e conoscente personale Ann Rule lo ha descritto come "un sadico sociopatico che traeva piacere dal dolore altrui e dal senso di potere che provava verso le sue vittime, sia quando stavano per morire che dopo";[1] Bundy stesso si è definito "[...] il più insensibile figlio di puttana che tu abbia mai visto".[2][3] Il procuratore Polly Nelson, uno dei membri che avevano il compito di difenderlo in tribunale, scrisse che "era la precisa definizione del male".[4]