The Pink Swastika
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The Pink Swastika: Homosexuality in the Nazi Party (La svastica rosa: omosessualità nel Partito nazista) è un libro fatto pubblicare per la prima volta negli Stati Uniti dall'avvocato ed attivista politico anti-gay Scott Lively con la collaborazione di Kevin Abrams[1]. Il saggio ha attirato molte critiche da parte di altri autori in quanto considerato anti-storico e intriso di propaganda omofobica. Il testo è promosso e distribuito da numerosi gruppi religiosi fondamentalisti nordamericani, sia cristiani che ebraici.[2]
The Pink Swastika | |
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Titolo originale | The Pink Swastika: Homosexuality in the Nazi Party |
Autore | Scott Lively e Kevin Abrams |
1ª ed. originale | 1995 |
Genere | saggio |
Sottogenere | storico |
Lingua originale | inglese |
Sia il titolo che la stessa impostazione narrativa è un riferimento a The Pink Triangle: The Nazi War Against Homosexuals (Il triangolo rosa: La guerra nazista contro gli omosessuali, 1986) dello scrittore tedesco-americano Richard Plant, libro in cui viene dettagliatamente narrata la persecuzione contro gli omosessuali e l'omofobia dei maggiori esponenti del nazionalsocialismo.
Lively ed Abrams riprendono anche il discorso del neonazismo sul suolo americano, mettendosi inoltre a discutere sulla latente omosessualità dell'organizzazione giovanile dei Boy Scout. Essi affermano che molti tra i maggiori leader del regime nazista tedesco, tra cui Adolf Hitler stesso, erano omosessuali, così come otto tra i primi dieci serial killer della storia statunitense[3][4].
Essi sostengono anche che la persecuzione nazista anti-omosessuale era diretta esclusivamente contro le donne[5]. Una fonte importante per il loro libro, a cui Lively si riferisce come il predecessore diretto di "The Pink Swastika", è stata "Germany's National Vice" (1945)[6] dello storico ebreo Samuel Igra il quale definisce l'omosessualità come il "flusso avvelenato" che attraversava il cuore del nazismo. Deplorano infine la rimozione dell'omosessualità dalla lista delle malattie da parte dell'American Psychological Association (APA) nel 1973, e affermando di aver così etichettato gli attivisti omosessuali come "vittime" piuttosto che come colpevoli e carnefici quali in realtà sarebbero stati.
L'organizzazione per i diritti umani Southern Poverty Law Center mette a confronto il libro "The Pink Swastika" con il movimento di negazionismo della Shoah[7]. Nel 2002 è uscita la quarta edizione del libro in inglese, integrato da due nuovi capitoli, numerose illustrazioni e citazioni: il testo è stato rivisto anche in conformità con le critiche alla precedente edizione del libro[8] Su Internet è disponibile anche la quinta edizione, realizzata appositamente per l'accesso on-line.