Trattamento d'onore per i sovrani georgiani
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Il trattamento d'onore per i sovrani georgiani (in georgiano ქართველი მეფის წოდება?, traslitterato:kartveli mepis ts'odeba) si riferisce al modo formale di rivolgersi a un monarca georgiano (mepe).[1][2] Le modalità si sono evolute nel tempo e sono cambiate molte volte a partire dai tempi dell'istituzione dell'antico Regno di Iberia, passando per il periodo della trasformazione nel Regno di Georgia unificato, fino alle successive monarchie succedutesi dopo la disintegrazione del regno.
I monarchi georgiani precristiani della dinastia dei Farnabazidi venivano considerati investiti divinamente dalla Khvarenah, un concetto dello Zoroastrismo che indica la "gloria" o "splendore" concessa agli antichi re delle scritture persiane. La perdita di questa grazia divina, di solito portava alla morte immediata o al rovesciamento del monarca dal trono georgiano.[3][nota 9] Non era ritenuto quindi necessario aggiungere altri titoli a quello di "re", in quanto già caratteristico di doti divine.
Con il Medioevo invece, venne ritenuto utile ribadire nella parte introduttiva del trattamento d'onore, per esempio per gli appellativi dei monarchi della dinastia Bagration, iniziare sempre con «Per grazia di Dio, Noi, della famiglia di Iesse, Davide, Salomone, Bagration, Supremi in nome di Dio, unti e coronati da Dio...»,[4][5] sottolineando con ciò il diritto divino del re, rivendicando la discendenza biblica.[6][7]
Il consolidamento della dinastia divinizzata[8] Bagration e la sua capacità di arrivare a unificazione politica senza precedenti del paese,[9] inaugurò l'età dell'oro georgiana, nello corso della quale si venne a creare l'unico impero pancaucasico medievale[10] che avrebbe regnato per mille anni.[11] I monarchi georgiani di quell'epoca vissero un'intensa competizione religiosa e politica con gli imperatori bizantini e si vedevano come i successori dell'imperatore Costantino il Grande[12] fino al punto di considerarsi come governanti di una nuova Bisanzio con sede nel Caucaso.[13][14] nel mentre il clero ortodosso georgiano raffigurava i suoi monarchi come i capi di una "chiesa imperiale" che combatteva gli eretici.[15]
Anche se la "Georgia bizantinizzata"[16] ha fatto propri i concetti e i modelli della burocrazia e dell'aristocrazia costantinopolita del suo potente vicino, non li ha mai adottati o imitati pedissequamente; piuttosto, si è ispirata in modo creativo e deliberato alla cultura e all'ambiente locali. Allo stesso tempo, i governanti della Georgia cristiana ancora abbracciavano le influenze tradizionali dello Shahnameh persiano[17] e delle leggende arabe[18] che erano forti e intatte in quei territori al punto che alcune delle parti del trattamento di onore erano di tipo islamico.[nota 10][19][20]
Poiché la corona continuò a espandersi su vari territori, il modo di riferirsi ai monarchi georgiani continuò ad espandersi enumerando distintamente e includendo tutti i sudditi.[21] Anche dopo il crollo del regno unificato, i re georgiani avrebbero continuato a farsi chiamare con il precedente stile imperiale e avrebbero rivendicato la pretesa di essere i sovrani assoluti di tutta la Georgia.[22] Questa eredità imperiale dei Bagration continua anche oggi, con la presentazione di una immagine dei discendenti reali che si ritengono l'apice senza rivali della politica, della cultura e della società georgiane.[23]