Unità 731
Unità segreta scientifica nipponica per lo sviluppo di armi chimiche e biologiche / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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L'Unità 731 era un'unità segreta di ricerca e sviluppo di armi chimico-biologiche dell’Esercito imperiale giapponese, attiva durante gli anni della seconda guerra sino-giapponese (1936-1945). Era stabilita dal 1936 nella città di Pingfan, distretto di Harbin, in Manchukuo e aveva sedi attive in Cina e nel Sud-est asiatico.
Unità militare 731 del Kwantung | |
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Complesso dell'unità 731 durante la seconda guerra mondiale | |
Descrizione generale | |
Attiva | 1936-1945 |
Nazione | Impero giapponese |
Servizio | Esercito imperiale giapponese |
Tipo | Unità militare |
Guarnigione/QG | Pingfan, distretto di Harbin, in Manciuria |
Comandanti | |
Degni di nota | Shirō Ishii Masaji Kitano |
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Il gruppo di ricerca dell'Unità si era inizialmente riunito sotto il nome di "Divisione per la Prevenzione Epidemica dell'Armata del Kwantung", poi nota come "Unità Togo" e successivamente sotto il nome di "Divisione per la Prevenzione Epidemica e Rifornimento idrico dell'Armata del Kwantung" (関東軍防疫給水部本部, Kantōgun Bōeki Kyūsuibu Honbu). Soltanto nel 1941 l’unità prese il nome di "Unità militare 731 del Kwantung".[1] Era stata inizialmente creata sotto la giurisdizione della Polizia Militare Kempeitai; successivamente ne era stato affidato il comando a Shiro Ishii, medico e ufficiale dell’Esercito giapponese che aveva ottenuto il grado di Maggiore nel 1932, Colonnello nel 1938 e Generale nel 1941.[2] La base di ricerca fu costruita dal 1936 a Pingfang in sostituzione alla fortezza Zhongma. Presso le varie sedi le attività principali erano soprattutto produzione, sperimentazione e conservazione di armi biologiche.
Furono condotti regolarmente esperimenti letali sugli esseri umani, prigionieri di guerra e comuni cittadini cinesi (a cui ci si riferiva come "maruta" 丸太, ossia tronchi), per testare gli effetti di malattie, virus e infezioni, con l'obiettivo di verificare il loro possibile utilizzo come armi in guerra. Vivisezioni, infezione o avvelenamento su individui all’interno del laboratorio e cittadini di villaggi cinesi all’esterno furono solo alcune delle atrocità commesse dai membri dell'unità. Così come nel caso del massacro di Nanchino e delle "comfort women", il numero delle vittime effettivo è dibattuto. La maggior parte degli esperti afferma che un numero minimo di 3000 persone perse la vita negli esperimenti portati avanti dall’Unità 731 fino al 1945.[3]
I ricercatori coinvolti nell'unità 731 ricevettero segretamente immunità dagli Stati Uniti, in cambio delle informazioni ottenute tramite sperimentazione umana, che gli statunitensi avrebbero potuto riutilizzare nella realizzazione di un proprio programma di armamento biologico.[4] Alcuni ricercatori furono catturati dai russi e processati nel processo di Chabarovsk, ma la richiesta di prosecuzione di Ishii Shiro e i suoi collaboratori fu respinta dal governo statunitense.[1][5]