Uno, nessuno e centomila
romanzo scritto da Luigi Pirandello / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
Caro Wikiwand AI, Facciamo breve rispondendo semplicemente a queste domande chiave:
Puoi elencare i principali fatti e statistiche su Uno, nessuno e centomila?
Riassumi questo articolo per un bambino di 10 anni
Uno, nessuno e centomila è un romanzo di Luigi Pirandello.
Uno, nessuno e centomila | |
---|---|
Pagina autografa | |
Autore | Luigi Pirandello |
1ª ed. originale | 1926 |
Genere | romanzo |
Sottogenere | drammatico |
Lingua originale | italiano |
Protagonisti | Vitangelo Moscarda |
Incominciato almeno nel 1909 e rimasto a lungo in gestazione, uscì solo nel dicembre 1925 sotto forma di romanzo a puntate nella rivista La Fiera Letteraria, e in volume nel 1926 (la rivista Sapientia, nel gennaio 1915, aveva pubblicato alcuni frammenti con il titolo Ricostruire, che sarebbero confluiti con alcune modifiche nei capitoli VI-XI del secondo libro della versione definitiva). Questo romanzo, l'ultimo di Pirandello, è denso di enigmi, e secondo lo stesso autore esso è «sintesi completa di tutto ciò che ho fatto e la sorgente di quello che farò». In una lettera autobiografica, Pirandello lo definisce come il romanzo "più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita".
Il protagonista Vitangelo Moscarda, infatti, può essere considerato come uno dei personaggi più complessi del mondo pirandelliano, e sicuramente quello con maggior autoconsapevolezza. Dal punto di vista formale, stilistico, si può notare la forte inclinazione al monologo del soggetto, che molto spesso si rivolge al lettore ponendogli interrogativi e problemi in modo da coinvolgerlo direttamente nella vicenda, il cui significato è senza dubbio di portata universale.
Vitangelo Moscarda è dapprima inconsapevole e impacciato, prigioniero delle opinioni altrui, poi sempre più consapevole e determinato a cercare l'autenticità spirituale dell'esistenza, fino all'affrancamento finale da tutte "le rabbie del mondo". In questo scenario trova spazio l'umorismo di Luigi Pirandello come modalità di racconto ideale per esprimere la non coincidenza tra l'Io percepito dal soggetto e quello stesso Io interpretato dagli altri.
È lo stesso Moscarda a raccontare la sua esperienza, spesso rivolgendosi al lettore come in una conversazione più o meno confidenziale, attraverso una struttura sintattica che sembra prediligere un lessico quotidiano, ma che spesso si serve di vocaboli desueti, veri e propri arcaismi ("Notaro" invece di "notaio", "banco" invece di "banca", "maraviglia" invece di "meraviglia". Uno stile che, secondo recentissimi (2021) studi, ha una sua ragione artistica e poetica ben precisa[1]).