Ājīvika
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Ājīvika (anche Ajivika o Ajivaka o Ajivaika, "vivente" in sanscrito) fu un movimento filosofico e ascetico sorto nell'antica India durante il periodo Mahajanapada.
Contemporaneo ai primi buddisti e giainisti, anche se storicamente precedente, fu probabilmente costituito da un gruppo di asceti erranti, shramana o sannyasa, liberamente organizzati, con a capo Makkhali Gosala.
Le uniche informazioni di questo movimento, ora estinto, provengono in primo luogo da documenti storici giainisti e buddisti. Secondo queste fonti, gli Ājīvikas ritenevano che il ciclo delle reincarnazioni fosse determinato da un principio cosmico preciso e impersonale chiamato niyati, "destino", completamente indipendente dalle azioni della persona. È una posizione chiaramente fatalista, per cui essi non credevano né nel karma né nel libero arbitrio.
Studi più recenti suggeriscono che la dottrina Ājīvika sia stata mal interpretata dalle fonti buddiste e giainiste. Johannes Bronkhorst afferma: «... mentre i giainisti insegnano che attraverso la pratica ascetica si può sia fermare l'influsso di nuovo karma che liberarsi del vecchio, Gosala invece insegnava che si può solo fermare l'influsso di nuovo karma. La pratica ascetica può essere efficace nel prevenire ulteriore flusso karmico, il che contribuisce a spiegare il fatto, altrimenti inspiegabile, della pratica ascetica degli Ājīvika ...» La popolarità della dottrina Ājīvika nei tempi antichi fu tale da poter rivaleggiare sia con il Buddhismo che con il Giainismo, anche se questa dottrina non era poi così radicalmente diversa dal tali tradizioni.[1]
Nella città di Barabar nel distretto di Jehanabad, nel Bihar, sono state individuate diverse grotte scavate nella roccia da seguaci di questa setta costruite durante l'Impero Maurya Ashoka (273-232 a.C.).[2]