Consensus fidelium
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Il Consensus fidelium (consenso dei cristiani fedeli) è uno dei criteri secondo i quali si presume possa essere verificata l'accettabilità di una qualsiasi innovazione che, in campo cristiano, si sospetti possa alterare e pregiudicare l'integrità della fede cristiana com'è stata trasmessa attraverso i secoli. Esso applica essenzialmente il cosiddetto Canone di Vincenzo di Lerino che afferma: "Bisogna soprattutto preoccuparsi perché sia conservato ciò che in ogni luogo, sempre e da tutti è stato creduto".
Nella Chiesa cattolica, sono esempi di consensus fidelium: l'adorazione eucaristica dopo la Messa, la Messa di suffragio per le anime dei defunti, la venerazione per le reliquie e le immagini sacre.[1]
Esso risponde alla domanda: "Che cosa può essere considerato essenzialmente cristiano?", come pure: "Come possiamo giungere a sapere che un certo insegnamento sia vero e autorevole, dato che noi siamo semplici mortali e che coloro che occupano posti di responsabilità nelle chiese cristiane pure sono semplici e fallibili esseri umani?"[2].
La risposta a queste domande è derivabile dallo studio dell'insegnamento apostolico conservato nel Nuovo Testamento, ma questo pure dovrà essere verificato confrontandolo con le conclusioni che la maggior parte degli studiosi della dottrina cristiana nel corso dei secoli sono giunti sullo stesso argomento. Quest'istanza presuppone la fiducia che lo Spirito di Dio non abbia mai abbandonato la Chiesa cristiana,[3] ma che, nonostante le sue debolezze e anche errori, egli abbia vegliato affinché fosse conservata inalterata la sostanza della fede cristiana. Questo concetto è da distinguersi da un'acritica conformità alle "tradizioni umane", in quanto anche la tradizione va confrontata costantemente con "il deposito" autorevole dell'insegnamento scritturale.
Il consensus fidelium è stato definito una forma di "umiltà storica e transculturale".[4].
Secondo l'uso fattone dal cardinale John Henry Newman il consensus fidelium è strettamente dipendente dal sensus fidei che indica "quel genere di discernimento istintivo o 'senso spirituale' per mezzo del quale i cristiani che vivono genuinamente la loro fede nel Vangelo riescono a percepire intuitivamente ciò che è conforme alla Parola di Dio e ciò che non lo è (...) Esso si identifica con il sensus fidei nella misura in cui esso viene espresso dalla comunità dei fedeli, riflettendone il retroterra sociale e storico (...) Esso non indica la somma ultima delle convinzioni spirituali dei singoli battezzati, bensì il loro modo di affermare la coscienza del corpo di Cristo, in risposta a sempre mutevoli situazioni. (...) Aiuta a percepire ciò che è appropriato e necessario (...) così che il Vangelo possa di generazione in generazione, rimanere contestualmente una realtà sempre viva".[5].
Il consensus fidelium è una dottrina sulla quale insiste l'Anglo-cattolicesimo.