Errori di sinistra
politiche e strategie radicali attuate dai partigiani comunisti in Jugoslavia durante la seconda guerra mondiale, causando almeno 2.300 morti / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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"Errori di sinistra" (in croato leva skretanja; in serbo Лијева скретања?, lijeva skretanja) era un termine usato dal Partito Comunista di Jugoslavia per descrivere politiche e strategie radicali, descritte da altri come il Terrore rosso, perseguite da elementi di estrema sinistra del partito e/o delle unità partigiane durante la seconda guerra mondiale, per lo più in Montenegro, Erzegovina e Serbia, ed in misura minore in Croazia e Slovenia.[2][3]
Errori di sinistra strage | |
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Data | 1941 - estate 1942 |
Luogo | Montenegro, Serbia, Erzegovina, Repubblica di Užice in misura minore Croazia, Slovenia |
Stato | Jugoslavia |
Obiettivo | civili e militari considerati come possibili oppositori di una società comunista |
Responsabili | Lega dei Comunisti di Jugoslavia |
Conseguenze | |
Morti | Erzegovina: circa 500, Montenegro: 500-624, nel complesso: almeno 2.300[1] |
Dal 1941 al 1942, queste aree videro esecuzioni di massa, incendi di villaggi e confische di proprietà,[2][4] motivate sia da timori partigiani di una "quinta colonna" che dal "conflitto di classe".[5] Come risultato di queste azioni dei comunisti, molti abitanti dei villaggi del Montenegro e dell'Erzegovina orientale si unirono in massa alle forze cetniche (resistenza di stampo monarchico e spiccatamente anti-comunista).[6] Il Partito Comunista di Jugoslavia condannò, in seguito, le azioni intraprese durante il periodo e punì alcuni comandanti locali.
Gli "errori di sinistra" causarono in totale circa 2.000 vittime[7], molte meno di altri massacri compiuti dai comunisti jugoslavi, come i massacri delle foibe e il massacro di Bleiburg.